Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 20

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Nel sepolcro di Cristo, Dio nostro, a' miscredenti


O tu, ch'ami la parte più che 'l tutto
e più te stesso che la spezie umana,
che i buon persegui con prudenza vana,
perché al tuo stato rio rendon mal frutto,
ecco li Scribi e Farisei del tutto
disfatti, ed ogni setta empia e profana,
dall'Ottimo, che i buoni transumana,
mentre in sepolcro a lor pare distrutto.

Pensiti aver tu solo provvidenza,
e 'l ciel, la terra e l'altre cose belle,
le quali disprezzi, starsene senza?
Sciocco, d'onde se' nato tu? Da quelle;
dunque ci è Senno e Dio. Muta sentenza:
mal si contrasta a chi guida le stelle.

Commento dell'Autore

Questo sonetto è chiaro e pio e sagacissimo, atto a persuadere tutti quelli che vivon per ragion di Stato umana e prudenza carnale macchiavellescamente, a riconoscere la vera vita; e che pur in questo mondo è meglio patir male, che farne; e che in sé, o ne' posteri, subito il malfattore va in rovina per voler di quello, chi regge il mondo ed è sconosciuto da' rettori mondani.

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