Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 78

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78
Canzone terza del medesimo tema

madrigale 1


Piangendo, dici: - Io ti levai, - mia testa;1
le man: - Scrivemmo -; i piè: - T'abbiam portato
Dispregiarne è peccato.

Di più, te il dolor stringe e 'l riso spande;
ti prende obblio ed inganno, ché se' un fiato,
e la puzza greva, odor cresce e desta,
che sparso in aere resta;
perché noi, gloria, Venere e vivande
sprezzi, ove certo vivi, e molto, e grande?

Commento dell'Autore

1 Dopo la risoluzione di abbandonare il corpo, fatta nella canzone precedente, qua risponde in favore del corpo o di ogni membro, che sia peccato sprezzar tanto buon compagno; e poi gli vuol mostrare ch'essa sia un fiato mortale corporeo, poiché il riso e la doglia lo mostrano, e la puzza ch'aggrava lo spirito, e l'odor che lo cresce e sveglia. Però par bestialità sprezzare il corpo, ove si vive certo e ci è gusto e gloria, per un'altra vita incerta ecc.

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