Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 73

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madrigale 5


Deh! gran Pastor, il tuo can, la tua lampa,
da' lupi omai difende e da' ladroni.

Fa noto il tutto all'ignorante gregge;
ché se mia luce e voce, pur tuoi doni,
lasci spacciare per peccato in stampa,
più dannato fia il sole e la tua legge.

Ma, s'altra colpa è pur che mi corregge,
sai che non può volarsi senza penne
della tua grazia; né, senza, io le merto.

Pur sempr'ho l'occhio al tuo splender aperto;
che fallo è il mio, se dentro egli non venne?
Ma sciogli Bocca, e fai tuo messaggero
Gilardo; e con qual merto?
Màncati la ragion forse o l'impero?

Commento dell'Autore

Prega che Dio manifesti al popolo ch'egli è luce e cane, e non larva e lupo ecc.; e che la luce solare e la legge divina pur saranno presi per oscurità e per nequizia, se chi dice il vero è talmente afflitto ecc. Poi dice che, se ci è qualche peccato ch'egli non vede in sé, per lo quale pate, che gli dia la grazia di uscirne; perché non si può volar senza l'ali della grazia di Dio, né si può la grazia meritare se non per grazia. E ch'egli solo s'apparecchia a riceverla. Poi s'ammira che liberò Bocca, e fece suo profeta un altro tristo senza meriti.

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