Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 36

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madrigale 7


Ercole e Giove rubba e gli altri dèi
Grecia e lor gesti d'Assiria e d'Egitto:
e poi l'imprese e nomi anc'have ascritto
a vil Tebani, Cretensi ed Achei.

Tu, che verace sei,
Platon, ciò affermi; e le scienze, ch'ella
falsamente sue appella,
confusi i tempi e l'istorie da lei
falsificate, ammira; e sé, novella,
mentir non dubbia aver principio e nome
dato alle genti di canute chiome.

Commento dell'Autore

Ercole fu libico, dico l'eroe: Giove fu assirio, e gli Greci se gli usurpano a sé, facendogli di Tebe e di Candia; così gli altri dèi ecc. Platone dice: «Graeci, semper estis pueri» ecc. E che sono novelli, e si fanno autori del mondo; che Pirra e Deucalione ecc. Questi furono Noè e Rea ecc. Mira le storie greche fallaci. «Quicquid Graecia mendax Audet in historiis», ecc., dice Giovenale. Chi legge sa quanto gli Greci hanno rovinato il mondo con le favole loro. Dalle Antichità di Gioseppe si corregge la perversità de' Greci ecc.

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