Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 31

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madrigale 7


Se di piante e di bruti(a) e gli uman spirti
formano al buio ospizi tanto adorni,
e gli reggon con arte a loro ignota,
è forza che tu, Dio, che in lor soggiorni,
gli guidi, e gli enti sien, per obbedirti,
come penna a scrittor, ch'è cieca, e nota;
o come è il corpo all'alma, e l'alme all'Ente
Primo, senza di cui non si fa iota.

Esser, poter, saper, amar, far, sono
passioni in noi e dono,
ed azioni in Dio buono,
che, amandose e sentendose, ama e sente
tutte cose, che 'n lui son conoscente.

Gode di lor comedia, ché la festa
fan dentro a lui; e da lor gioia non prende;
ma e', gioiendo, a lor la dona, e presta
senso ed amor, mentr'e' s'ama e s'intende.

Commento dell'Autore

Qui pruova che Dio sia in tutte cose, come autore e rettore di tutte le nostre operazioni. Che se l'alme delle piante e de' bruti animali formano allo scuro corpi con tanto magistero e simmetria, è forza dire che gli guida qualche senno, che tutto vede e può, come la penna è mossa dallo scrittore. E questo pure afferma san Tomaso, benché Scoto si discosti da lui. Nota che 'l potere, il sapere, l'amore e l'essere in noi sono dono d'altrui, e quasi passione: e 'n Dio solo azione ed abbondanza. E che Dio, amando e conoscendo se stesso, e godendo di se stesso, dona a tutti gli enti la conoscenza, l'amore e 'l gioire; e che si fa questa festa delle cose, o comedia, in Dio. Beato chi intende con pratica quel che si dice in questi versi!

Note di GLP

(a) L'originale reca: brutti (Scelta 1622, 49).

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